Nuovo sportello antiviolenza ad Argenta in collegamento con il Centro Donna Giustizia di Ferrara
Mercoledì 9.30 – 13.30
Giovedì 13.30 – 17.30
Per appuntamento o informazioni
339 7754419
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“Il Coordinamento dei centri antiviolenza dell’Emilia-Romagna, nell’esprimere la propria solidarietà alle atlete della nazionale femminile di calcio, sottolinea la necessità di riconoscere il legame tra gli attacchi sessisti ricevuti dalle atlete e la violenza quotidiana che le donne subiscono in Italia. Alla base, gli stessi pregiudizi e la stessa asimmetria di potere.”
#ForzaAzzure
Leggi il comunicato del 24 Giugno “Un calcio alla violenza”
#MOZIONERESPINTA!
La mozione sulle iniziative per il sostegno alla maternità e alla prevenzione delle condizioni che portano all’aborto presentata il 10 ottobre 2018 al Consiglio Comunale di Ferrara dall’esponente di Fratelli d’Italia, ha l’intento di mettere strumentalmente in discussione i diritti delle donne e le libertà conquistate, mascherandosi da “tutela degli indifesi”.
Ci opponiamo a misure che non riconoscono l’autodeterminazione delle donne ottenuta tramite lotte per non morire di aborto clandestino, per rivendicare la libertà di scelta e una genitorialità consapevole.
L’ondata sessista e oscurantista non ha colpito solo Ferrara, ma molte altre città d’Italia con mozioni antiabortiste, a partire da Verona che il 30 marzo 2019 sarà sede del World Congress of Families, il raduno mondiale di organizzazioni che si oppongono apertamente ai diritti delle donne e delle persone LGBTQI+.
La mozione presentata dal capogruppo del partito Fratelli d’Italia non pone le donne e la loro autodeterminazione al centro del dibattito. Con atteggiamento paternalistico le rende soggetti passivi e inconsapevoli, nel tentantivo di dissuaderle dal ricorso all’aborto, ma non promuovendo politiche volte a rimuovere le cause reali che portano alle gravidanze indesiderate. Essa sostiene dati sull’aborto fallaci e non supportati, che vanno in netta controtendenzarispetto a quelli ufficiali pubblicati dal Ministero della Salute e della Regione Emilia Romagna che dicono chiaramente che l’aborto volontario sia in realtà in costante riduzione.
La legge 194, pur con le sue criticità, rappresenta ancora oggi l’unico strumento di contrasto all’aborto clandestino fornendo una tutela legale e sanitaria alle donne che scelgono liberamente di non portare a termine gravidanze indesiderate.
Con la 194 le donne hanno smesso di morire d’aborto e l’aborto ha smesso di essere una questione privata per diventare una questione sociale di cui lo Stato deve farsi carico.
Quando si mette in discussione l’efficacia della legge sull’aborto non si può non affrontare la criticità che l’obiezione di coscienza rappresenta nella sanità pubblica, la cui altissima percentuale in Italia ha conseguenze dirette sia sulle donne che sui medici non-obiettori.
Obiezione di coscienza che in molti casi viene estesa impropriamente alla pillola del giorno dopo equiparandola ad una pillola abortiva, creando un’informazione scorretta e ritardandone l’assunzione con conseguente rischio di inefficacia che si traduce con il rischio di una gravidanza indesiderata.
Non dimentichiamo che già oggi associazioni che “sostengono” la maternità hanno spazio all’interno dei consultori e condizionano la scelta delle donne con atteggiamenti di colpevolizzazione di coloro che decidono di non portare a termine una gravidanza.
Per questo riteniamo che i consultori debbano essere potenziati anziché ridimensionati, affinché tornino a rivestire il ruolo di spazi pubblici e laici, fondamentali nella lotta femminista alla disuguaglianza e nell’affermazione della dignità e libertà delle donne.
Riteniamo necessario interrogarsi sulle reali difficoltà politiche ed economiche che i consultori si trovano ad affrontare quotidianamente nel supporto alle donne, che non possono essere risolte dall’esternalizzazione dei servizi ad associazioni o enti privati non meglio specificati.
Rivendichiamo il ruolo di promozione e prevenzione dei servizi socio-sanitari che si dovrebbe concretizzare nell’ampliamento e miglioramento della rete dei consultori, nell’educazione laica alla sessualità consapevole libera da stereotipi di genere, e nella gratuità della contraccezione, efficace e sicura per tutt* a prescindere dal sesso, dall’età e dalle condizioni socio-economiche.
Rivendichiamo che la prevenzione delle gravidanze indesiderate non sia una responsabilità esclusivamente a carico delle donne!
Non si può non parlare del calo nell’uso del preservativo da parte degli uomini e la loro mancata piena responsabilizzazione in materia di salute sessuale e riproduttiva, delegata completamente alle donne, con conseguenze inoltre sulla preoccupante diffusione di malattie sessualmente trasmissibili anche tra i più giovani.
La “tutela degli indifesi”, così come definita nella mozione, non può prescindere da serie politiche che mettano in discussione le reali origini della disparità di genere e che riconoscano il diritto all’autodeterminazione e alla scelta delle donne.
La gravidanza è una scelta, non un obbligo!
Rivendichiamo politiche a sostegno della genitorialità libera e consapevole, politiche per il pieno accesso all’educazione sessuale e alla contraccezione gratuita per tutt*, l’accesso paritario al mercato del lavoro, il diritto ad una retribuzione pari a quella maschile affinché le donne non debbano rinunciare al lavoro in nome della maternità e del ruolo di cura socialmente imposto.
Ci opponiamo alle politiche repressive a partire dalle mozioni antiabortiste fino al disegno di legge Pillon ritenendole mere azioni politiche strumentali e inemendabili.
Centro Donna Giustizia
Udi Ferrara
Cgil Ferrara
Arcilesbica Ferrara
Arcigay Ferrara
Non Una di Meno Ferrara
Scarica il testo #MOZIONE RESPINTA
in questa pagina è possibile consultare il modulo 124 (1) con riferimento alle somme ricevute dal Centro Donna Giustizia per l’anno 2018
Il progetto Luna Blu del Centro Donna Giustizia di Ferrara in occasione della data del
17 dicembre – “GIORNATA INTERNAZIONALE CONTRO LA VIOLENZA ALLE SEX WORKERS”
desidera diffondere delle considerazioni in merito al lavoro sessuale che quotidianamente osserva nel territorio ferrarese.
Noi operatrici del centro antiviolenza del territorio che lavoriamo quotidianamente con le persone che si prostituiscono in strada e al chiuso, nella maggior parte donne e transessuali M to F, tutelandone la salute e i diritti, riteniamo importanti segnalare alcune questioni:
Pertanto oggi chiediamo sia dato spazio a questa lettera di una sex workers anonima che esprime le sue considerazioni sul lavoro sessuale:
“I luoghi comuni sul lavoro sessuale, il “ma tu lo faresti?”:
Tutte le persone lavorano per divertimento? . Certo, ci sono persone particolarmente fortunate o privilegiate che riescono a coniugare necessità economica e interesse personale per la loro professione, ma non sono certo la maggioranza. Esistono sex workers cui piace fare questo lavoro o che l’hanno preferito ad uno sottopagato, umiliante perché magari costrette a subire molestie dal proprio datore; perché parlare di costrizione economica solo in relazione al sex work? Forse abbiamo stabilito quali attività sono dignitose per tutte e quali no?
Io so cosa vorrei: il rispetto per la mia persona, per la mia dignità di essere umano, l’estensione dei diritti e delle tutele degli altri lavori anche per il mio, sicurezza e possibilità di scegliere il luogo in cui mi sento più a mio agio ad esercitare la mia attività. In pratica, quello che le sex workers di tutto il mondo chiedono. Perché non è necessario immedesimarsi in noi, ma è doveroso ascoltarci e supportarci nella nostre battaglie, dallo sfruttamento, alla tutela della salute, alla tutela dalle violenze in quanto donne e in quanto prostitute,al superamento di quell’odio o di quella commiserazione che avete nei confronti del lavoro che facciamo e quindi anche nei nostri confronti, non capendo che sono proprio quell’odio e quella commiserazione che ci tolgono i diritti, perché ci tolgono la possibilità di parlare e rappresentarci. La mia coscienza di essere umano e donna, me lo impone. E tu, cosa vorresti?” Sex workers italiana anonima
La stessa sex workers ci pone una descrizione del lavoro sessuale e delle sue leggi vista dalla parte di chi ci lavora:
Informazioni utili sul lavoro sessuale date da chi lavora nel mercato del sesso:
1) Cosa si intende per sex work?
Per sex work, s’intende il lavoro in ambito sessuale in generale, non solo la prostituzione.
2) Cosa intendiamo per tratta?
L’uso del termine “tratta” al singolare è impreciso e fuorviante, se non viene specificato di cosa si parla. Esistono infatti due tipi di traffico illegale di esseri umani:
SMUGGLING, ossia il trasporto clandestino di persone che scelgono volontariamente di pagare organizzazioni illegali per raggiungere il luogo di destinazione desiderato. Alla fine del viaggio, sempre ammesso che vada a buon fine, il rapporto con i trafficanti si conclude. C’è chi riesce a raccogliere fondi sufficienti nel proprio paese di origine e chi paga con i proventi del lavoro svolto nel luogo di approdo fino ad estinzione del debito.
TRAFFICKING, tratta vera e propria, in cui le persone vengono reclutate con l’inganno o la coercizione, diventando oggetto di compravendita per il lavoro nero, il racket dell’accattonaggio, la schiavitù sessuale, l’espianto di organi.
È evidente che stiamo sì parlando di organizzazioni criminali in entrambi i casi, viste anche le politiche repressive di frontiera dei vari stati europei, ma nel primo non c’è dubbio che ad utilizzare i trasportatori clandestini siano persone che sanno perfettamente ciò che vogliono e che si adoperano come meglio possono per ottenerlo. E quel che vogliono è poter vivere in luoghi più sicuri e più promettenti sotto il profilo economico. In questo senso, vi sono numerose testimonianze di sex workers che hanno raccontato le circostanze e il loro modo di organizzarsi per lavorare in Europa come sex workers, appunto. Alcune di loro sono rimaste nel luogo dove sono emigrate, altre sono tornate in patria dopo aver guadagnato abbastanza da poter garantire un futuro ai propri figli.
3) Perchè non le chiamiamo “puttane” ma sex workers?
Non si tratta di uno dei tanti inglesismi modaioli, ma di un termine coniato nel 1980 da Carol Leigh, attivista del gruppo statunitense Coyote, fondato nel 1973 e prima organizzazione al mondo ad occuparsi dei diritti delle sex workers. Il termine, in seguito adottato a livello internazionale dai vari comitati e sindacati, nacque proprio per combattere lo stigma sociale della p.u.t.t.a.n.a. (DENIGRATORIO). Perché parliamo non solo di una delle categorie più perseguitate al mondo, ma anche più denigrate, stigmatizzate.
4) Quali politiche attualmente?
Italia:”la prostituzione in Italia non è reato”.
Legale, in questo preciso contesto giuridico, significa che non vengono penalmente perseguite vendita e acquisto di prestazioni sessuali. Ma è penalmente rilevante ogni attività collaterale al fine di esercitare la prostituzione. Due Sex workers, per esempio, non possono condividere lo stesso appartamento dove esercitare la loro attività, perché per la nostra legislazione si tratta di un “bordello”. Se qualcuno decide di affittare una casa a due sex workers, lo fa a suo rischio e pericolo, perché può essere facilmente accusato di sfruttamento e/o favoreggiamento. Questo è uno dei motivi per cui le sex workers si trovano costrette a lavorare in solitudine, in luoghi isolati e pericolosi. Una sex workers non ha diritto ad assumere collaboratori, come guardie del corpo o persone che svolgano compiti amministrativi e di segretariato.
5) Germania o Olanda: “Le regolazioniste, qui puoi , ma paghi molto e sei schedata”
In Germania, così come in Olanda, si esercita la prostituzione in luoghi appositamente preposti; le sex workers sono sottoposte a controlli sanitari obbligatori invasivi e a registrazioni. Di fatto delle vere e proprie schedature. Inoltre occorrono licenze il cui iter burocratico è lungo e costoso, avvantaggiando così la ricca imprenditoria e svantaggiando le sex workers più povere e chi ha immediato bisogno di un reddito. Quindi si trovano a dover lavorare alle dipendenze di ricchi imprenditori che nella maggior parte dei casi sono sfruttatori senza scrupoli.
6) Svezia : “Gli abolizionisti: puniamo i clienti”
Il tanto sbandierato modello svedese o nordico, che non ha affatto indebolito il trafficking come molti sostengono, è fallimentare dal punto di vista dei diritti delle sex workers, perché punisce penalmente i clienti,ma non li elimina. Costringe pertanto così le sex workers a lavorare in luoghi poco sicuri, ad abbassare le loro tariffe e ad accettare richieste pericolose per poter continuare a lavorare, contando solo sulla clientela più spregiudicata.
7) La Nuova Zelanda: “la depenalizzazione: un lavoro come tutti i lavori”
Il modello che più si avvicina alle richieste delle sex workers è quello neozelandese, molto più semplice dal punto di vista amministrativo-burocratico, più rispettoso delle identità, meno invasivo e completamente depenalizzato. Il che, ovviamente, costituisce un fattore di stimolo per le sex workers nel denunciare eventuali situazioni di abuso e coercizione di cui venissero a conoscenza.
Amnesty international cosa dice?
“Amnesty International ha preso una cantonata difendendo le sex workers?”
Amnesty si occupa di diritti umani, ha promosso dopo anni di indagini a livello globale, colloqui e incontri con i sindacati di sex workers provenienti da mezzo mondo,una risoluzione per la depenalizzazione del sex work (11/8/2015). Se il 70% delle sex workers si appoggia ad organizzazioni criminali per ottenere protezione in cambio di una cospicua parte dei loro guadagni, il motivo è proprio questo: i governi non rispettano e non garantiscono i loro diritti umani e civili.
Prendendo spunto dal progetto “Indoors, empowerment and skill building tools for national and migrant female sex workers working in hidden places.” (Finanziato dall’Unione Europea INDOORS partners AUSTRIA Lefö www.lefoe.at BULGARIA Hesed www.hesed.bg FINLANDIA Pro-tukipiste www.pro-tukipiste.fi FRANCIA Autres Regards www.autresregards.org GERMANIA ragazza www.ragazza-hamburg.de ITALIA Le Graziose | CDCP Genova www.lucciole.org PAESI BASSI Tampep International Foundation www.tampep.eu PORTOGALLO Apdes www.apdes.pt SPAGNA Hetaira), pertanto il progetto Luna Blu del centro Donna Giustizia di Ferrara , nella giornata del 17 dicembre 2018 ” contro la violenza contro le sex workers” , difendendo le donne dalla schiavitù sessuale e dallo stigma, difendendo i diritti di tutte le sex workers, anche di quelle che decidono di lavorare volontariamente, appoggia le sex workers indipendentemente dal grado di scelta dell’attività, dichiarando che:
Infine, pur sapendo che nelle situazioni di grave sfruttamento sessuale la forte riduzione o assenza di scelta delle persone prostitute e prostituite sovrappone la dimensione del rapporto sessuale a pagamento con quella della violenza sessuale per le persone che la subiscono, allo stesso modo riteniamo non corretto e dannoso leggere e interpretare solo con tale parametro il fenomeno “prostituzione”, perché in tal modo non solo il rischio è quello di declinare in modo errato gli interventi ma si rischia di di escludere dall’attenzione la finalità di rispondere ai bisogni e tutelare i diritti delle/dei sex workers che, pur nella consapevolezza che la prostituzione non è mai un fine ma un mezzo, scelgono “volontariamente” di inserirsi nei circuiti prostituzionali.
Secondo Incontro Nazionale delle Unità di Strada e di Contatto tenutosi a Perugia il 22 e 23 novembre 2018.
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A cura dell’Equipe Luna Blu-Invisibile:
Eleonora Telloli – Ostetrica e coordinatrice progetto Luna Blu e invisibile CDG
Chiara Arena Chartroux – Antropologa e operatrice Unità Di Strada CDG
Valeria Ruggeri – Operatore giudiziario e dei corpi di Polizia operatrice Unità Di Strada e Invisibile CDG
Centro Donna Giustizia, Ferrara
A diciassette anni di distanza esce una nuova edizione interamente rivista e aggiornata, accessibile liberamente e gratuitamente online all’indirizzo: lacasasulfilo.ascinsieme.it..
Il dispositivo ruota attorno a 24 parole chiave dell’educazione al genere. Ogni parola è raggruppata per ordine semantico delle parole chiave, introdotta da una narrazione filmata: testimonianze di bambini, bambine, uomini e donne raccolte da numerosi interventi di prevenzione nelle scuole di diversi ordini e gradi da un lato e da anni di lavoro all’interno dei Centri Antiviolenza.
Per ognuna delle parole chiave viene poi offerta una lettura esplicativa organizzata su tre livelli: introduttivo, di approfondimento e relativo al problema della violenza di genere. Ad ogni parola chiave sono poi connesse alcune utilities: un’antologia di circa 700 citazioni di autrici e autori di gender studies, 70 proposte per lavorare in classe (dalla scuola dell’infanzia fino alla scuola superiore di secondo grado), bibliografie, filmografie e documenti.
Intervengono:
Marilena Lenzi, Coordinatrice politica Commissione Pari Opportunità Mosaico – Unione dei Comuni Reno Lavino Samoggia (BO)
Letizia Lambertini, Referente tecnica Commissione Pari Opportunità Mosaico – Unione dei Comuni Reno Lavino Samoggia (BO) e curatrice de La casa sul filo
Alessandra Campani, Associazione Nondasola (RE)
Le prime tre candidate sono state selezionate per il Servizio civile che partirà dal 15/01/2019
COMUNICATO DEL COORDINAMENTO DEI CENTRI ANTIVIOLENZA DELL’EMILIA ROMAGNA
IN SOSTEGNO ALLA CASA INTERNAZIONALE DELLE DONNE DI ROMA
Martedì 22 maggio 2018
I DIRITTI DELLE DONNE NON SI MISURANO IN TERMINI DI PROFITTO
Il Coordinamento dei centri antiviolenza dell’Emilia-Romagna sostiene la Casa internazionale delle donne di Roma
La legge annuale per il mercato e la concorrenza (Legge n. 124 del 4 agosto 2017) (http://www.gazzettaufficiale.
Il Centro Donna Giustizia nell’anno 2017 ha ricevuto contributi pubblici dalle pubbliche amministrazioni per un totale di
E’ possibile visionare i contributi pubblici ricevuti nell’annualità cliccando sul link sottostante
Giovedì 22 febbraio 2018
NON UCCIDE IL ‘RAPTUS’ MA LA VIOLENZA MASCHILE
Il Coordinamento dei centri antiviolenza dell’Emilia-Romagna registra il primo tentato femicidio in regione
A Castell’Arquato, Piacenza, un uomo, Aldo Silva, 62 anni, ha tentato di uccidere la moglie, Vilma Pighi, 58 anni, e il figlio 23enne. Dopo aver infierito sui familiari, l’uomo ha ucciso il cane di famiglia e ha tentato il suicidio. Adesso l’uomo è agli arresti e la moglie e il figlio sono ricoverati in gravissime condizioni.
I giornali parlano di ‘raptus’, ma chi lavora da anni per contrastare il fenomeno della violenza maschile sulle donne riconosce quello che ha tutti i tratti di un ennesimo tentato femicidio in regione. Lo scenario è il solito: l’uomo si accanisce con violenza contro la moglie e il figlio, vittima collaterale del femicidio, fa piazza pulita intorno a sé uccidendo anche il proprio animale domestico e dopo tenta il suicidio. Dietro quelli che vengono definiti ‘raptus’ dai media si nascondono, molto spesso, storie di violenza sulle donne che durano da anni e che vedono l’apice nell’atto di violenza estrema: il femicidio.
Il Coordinamento dei centri antiviolenza dell’Emilia-Romagna registra quindi il primo tentato femicidio del 2018 in Emilia-Romagna e invita i media a narrare correttamente il fenomeno della violenza maschile sulle donne.
Non è il ‘raptus’ che scatena la violenza, non sono i ‘problemi psichici’ alla base delle storie di femicidio, ma una cultura millenaria di oppressione e sopraffazione maschile sulle donne. Le parole sono importanti perché individuare gli atti di violenza maschile sulle donne per quelli che sono, femicidi o tentati femicidi, contribuisce a riconoscere la portata del fenomeno ed evita narrazioni giustificatorie che di fatto legittimano o normalizzano la violenza sulle donne.
Scarica qui il file PDF Comunicato Coordinamento centri antiv ER