ENTI PROMOTORI E SOSTENITORI DEL PROGETTO
Comune di Ferrara e Comuni dei Distretti, Regione Emilia-Romagna, Dipartimento per le Pari Opportunità

Gli OBIETTIVI:
– Dare visibilità al fenomeno
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Mentre la violenza commessa nella società, in particolar modo la violenza giovanile è un fenomeno largamente visibile e riconosciuto come criminale, quella all’interno della famiglia (abuso sui minori, anziani, la coppia) rimane invisibile e nascosta agli estranei. Solo negli ultimi anni la diffusione della consapevolezza del fenomeno sta aumentando, anche nei media, grazie soprattutto all’attenzione da sempre svolta dai centri antiviolenza presenti in Italia, tra cui anche quello di Ferrara. La presenza concreta di un centro antiviolenza nella città capoluogo ha permesso, negli anni, di diffondere la  conoscenza del fenomeno.
Riconoscere la violenza.
Prima che la vittima comprenda e riconosca il ciclo di violenze che stia vivendo, ci vuole tempo; così al momento in cui lei chieda aiuto, ha già vissuto più volte questo ciclo: conflitti e divergenze nella coppia, esplosione ed aggressione e corrispondente sottomissione, calma e sospensione amorosa. La progressiva crescita di questa violenza mina sempre più la fiducia e la stima di sé. Se la donna non è immediatamente aiutata dopo l’aggressione, la fase di recupero da parte dell’aggressore ricomincia e può esasperarsi fino al pericolo di vita per la donna e per i propri figli e figlie. Per rendere possibile aiutare la donna vittima di violenza è indispensabile predisporre azioni e  programmi che mirino ad
– Interrompere il ciclo della violenza.
Ogni donna è diversa e si trova ad agire in contesti differenti. E’ possibile che abbia cercato in vari modi di fermare la violenza mantenendo la relazione con il partner, inizialmente da sola, facendo leva esclusivamente sulle sue risorse personali, poi cercando l’aiuto da persone a lei vicino, o anche rivolgendosi a soggetti istituzionali. Possono passare anni nella speranza che “lui cambi” e si decideranno, (a volte non succede mai) a lasciare il partner violento soltanto quando ogni altra strada sarà stata percorsa. Il CDG opera interventi che lasciano emergere il reale rischio di pericolo che la donna corra e possa riconoscere la violenza subita, attraverso una relazione d’aiuto che punti sul rafforzamento delle risorse. Questo permette di:
– Uscire dall’isolamento sociale e dall’annientamento del Sé.
La violenza domestica può annientare il senso di sicurezza e la fiducia in se stessa. È un processo distruttivo che si traduce in una massiccia sopraffazione della donna, lesiva dell’integrità fisica e psichica. Questi sentimenti sono rafforzati dall’atteggiamento del partner e in un primo momento la donna reagisce cercando attivamente di far fronte alle accuse, nella speranza di poter cambiare una situazione che, inizialmente, è percepita come accidentale e attribuibile a fattori specifici. L’interruzione del ciclo della violenza e la relazione d’aiuto innescano processi che permettano il lavoro sulla propria autostima.
Attuare il proprio progetto di Autonomia.
– Obiettivo finale è la conquista della propria autonomia. La violenza è un danno, una situazione di trauma per chi lo subisce, una subordinazione di una persona a un’altra che non la riconosce. Da un punto di vista individuale ciò che viene danneggiato è il senso di Sé, di come ci si vive e come ci si percepisce. La possibilità di essere ascoltata e di ascoltarsi, di distinguere le ferite dalle speranze, di riconoscere e nominare ciò che ha subito permette alla donna di lavorare su di sé per ottenere dei cambiamenti. La conquista di punti di forza e di determinazione consente alla donna di rivolgersi all’esterno, di investire nuovamente le proprie energie e potenzialità nella ricerca di punti di riferimento a cui ricorrere, come una nuova rete amicale e l’instaurazione di maggiori e più chiari contatti con la rete dei servizi.

DESTINATARIE
Donne sole o con figli minorenni che vogliono sottrarsi ad una situazione di violenza intrafamigliare. Le donne possono essere residenti nel territorio ferrarese o provenire da altre città della regione Emilia-Romagna ed anche da altre regioni.Possono accedere al servizio direttamente o esservi accompagnate dalle FF.OO. o dalle operatrici del Servizio sociale

ACCOGLIENZA
Nella città di Ferrara, tramite il Centro Donna Giustizia si è andato sviluppando, da diversi anni, un’azione sempre più strategicamente organizzata e integrata a favore delle donne in difficoltà, sia italiane sia straniere, con problematiche considerevoli di violenza. Al fine di mantenere una capacità di risposta alta e di qualità sul territorio di Ferrara è necessario garantire e dare continuità al progetto finora portato avanti, anche grazie ai precedenti bandi vinti del DPO e che hanno visto la realizzazione e il funzionamento di una linea di accoglienza telefonica delle vittime disponibile 7 giorni su 7, incluso quindi il sabato e la domenica, con operatrici che possano fornire una prima accoglienza per tutte le donne che per la prima volta si avvicinano al centro antiviolenza, ma ancora non hanno elaborato un percorso chiaro e preciso.
L’ascolto telefonico è il primo passo per aiutare la donna ad avvicinarsi al centro antiviolenza, a cui segue l’invio alle operatrici di competenza e alle professioniste che da anni operano all’interno del Centro Donna Giustizia.
La prima accoglienza è incrementata grazie all’ausilio di operatrici che si distribuiscono negli orari settimanali, dal lunedì al venerdì dalle 8 alle 16, il sabato e la domenica dalle 9 alle 15, tranne nei festivi infrasettimanali.
I colloqui personali sono fissati con appuntamento a distanza di uno o due giorni al massimo e nel caso di emergenze si provvede a collocare la donna sola o con minori in strutture convenzionate con il progetto Uscire dalla Violenza.
L’ospitalità nella CASA RIFUGIO a indirizzo segreto
Il progetto abitativo è concepito per offrire alle donne un luogo sicuro in cui sottrarsi alla violenza del partner, che spesso aumenta nel periodo in cui la donna tenta di separarsi. E’ un luogo in cui intraprendere con tranquillità un percorso di allontanamento emotivo e materiale dalla relazione violenta e ricostruire con serenità la propria autonomia.
L’accoglienza nella casa rifugio garantisce alle donne maltrattate e ai loro figli/e minori, ospitalità temporanea. E’ tesa ad evitare il rischio di nuove vittimizzazioni, con attenzione rivolta sia alle madri che al/la minore, che già deve sostenere un costo elevato in termini di benessere e salute a causa delle violenze cui è stato esposto all’interno della famiglia.
Nelle situazioni di emergenza in cui emerge un grave stato di pericolo per la donna e per i suoi figli, si attua l’allontanamento immediato del nucleo dalla propria abitazione, per collocarlo, alcuni giorni, presso albergo o struttura di fiducia. Leggi di più sulle modalità di ospitalità

OBIETTIVI per i/le figli/e inseriti nella Casa Rifugio assieme alla madre
– La ripresa scolastica e la promozione.
Nelle/i bambine/i: la violenza diretta o assistita ostacola il normale attaccamento e può bloccare lo sviluppo di capacità e abilità. Si possono avere grossi problemi nell’apprendimento scolastico. Nelle/gli adolescenti: rende difficile la conquista dell’autonomia. Li espone al rischio di gravidanze/matrimoni precoci. Spesso l’adolescente s’identifica con la figura del padre maltrattante, perché sentita più forte e potente, attuando un meccanismo di identificazione con l’aggressore, che lo porterà ad agire comportamenti distruttivi verso sé e verso gli altri, ad alto rischio sociale, perdendo così il rispetto verso la madre. L’interruzione della violenza e il percorso a fianco della madre spesso consente di riprendere parte delle proprie capacità congelate da queste situazioni.
– Uno spazio fisico-mentale per le/i bambine/i.
Per la madre significa ri-prendersi del tempo per sé, per l’elaborazione del trauma, per la ripresa della propria vita, dei propri interessi, anche di donna e per la ricerca di un lavoro, per i minori dentro la casa, significa uno spazio di gioco in cui possono muoversi sotto lo sguardo protetto di un’educatrice che facilità la relazione madre/figlio/a in situazione di tranquillità.
All’interno del Centro sono attivi interventi di aiuto che prevedono un sostegno educativo e sociale alle/i minori e alle madri ospitate.

PERSONALE
Operatrici con competenze specifiche e formazione permanente adeguata sulla violenza alle donne e ai bambini, compresa la violenza assistita:
– 1 coordinatrice psicologa
– 3 operatrici per la prima accoglienza e i relativi colloqu
– 1 psicologa per il sostegno alle donne
– 1 educatrice per i figli ospiti nella casa rifugio
– avvocate (di cui 1 penalista), iscritte nelle liste del gratuito patrocinio per le pratiche legate alla separazione e/o al maltrattamento
– 1 contabile amministrativa
– Volontarie e studentesse

COMPITI
Offrire sostegno concreto e psicologico alle donne e ai bambini; garantire una buona convivenza tra gli ospiti, il rispetto del regolamento delle casa rifugio, soprattutto riguardo la sicurezza; effettuare accompagnamenti ove richiesto e/o necessario (tribunali, assistenti sociali, visite protette per i minori, ecc.). Fornire un sostegno educativo alle/i minori e un sostegno alla genitorialità alle madri ospitate. Dare sostegno psicologico per l’elaborazione del trauma.

La rete 
Nel 2015 è stata rinnovata, in seguito alla partecipazione al bando, la “CONVENZIONE QUADRO TRA IL COMUNE DI FERRARA, ASP “CENTRO SERVIZI ALLA PERSONA” DI FERRARA E L’ASSOCIAZIONE DI PROMOZIONE SOCIALE “CENTRO DONNA GIUSTIZIA” PER LA REALIZZAZIONE DEI PROGETTI A FAVORE DI DONNE VITTIME DI VIOLENZA, DI PERSONE CHE SI PROSTITUISCONO, DI PERSONE CHE SONO VITTIME DI TRATTA E GRAVE SFRUTTAMENTO SESSUALE E/O LAVORATIVO”, dando continuità agli interventi, di accoglienza e protezione, del Progetto, di valenza provinciale, Uscire dalla violenza, del CDG, sostenendo e rafforzando le azioni di aiuto, che vanno dall’ascolto, al sostegno psicologico e sociale, alla protezione in casa Rifugio, ai percorsi di uscita dall’isolamento sociale mirati al raggiungimento dell’autonomia personale delle donne vittima di violenza, come riportato dalla convenzione succitata.
In questo modo, le attività in essere del progetto Uscire dalla Violenza, nel 2015, sono state promosse dal Comune di Ferrara attraverso vari canali di finanziamento:
–          mantenendo la continuità, delle quote di tutti i Comuni, calcolato sulla ripartizione in base alla popolazione femminile dell’anno 2009 e di una quota della Provincia (ex);
–          adottando le iniziative per contrastare la violenza contro le donne a valere sulle risorse finanziarie ripartite in attuazione della legge 119/2013, (ART. 5 BIS COMMA 7 D.L. 93/13) e la proposta di ampliamento dei servizi offerti dai centri antiviolenza e dalle case rifugio ai sensi del DPCM 24 luglio 2014 e della DGR 1708/2014.
I dati di seguito illustrati rappresentano l’insieme delle azioni realizzate / coordinate dal Progetto Uscire dalla Violenza, insieme al quale, nel 2015 hanno partecipato anche i progetti inseriti nella proposta di ampliamento dei servizi offerti dai centri antiviolenza e dalle case rifugio ai sensi del DPCM 24 luglio 2014 e della DGR 1708/2014, di cui uno capofila Cento con il progetto “Apertura dello sportello antiviolenza e all’ampliamento dell’offerta di accoglienza di donne in emergenza” e un altro Comacchio con il progetto “Penelope: donne che tessono reti “. Entrambi hanno visto l’apertura di case rifugio e l’aumento di posti letto: 4 nel Distretto Ovest e 6 nel Sud-est.
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ALLEGATI
Relazione Accoglienza donne che hanno subito violenza nell’anno 2015 uscire-dalla-violenza-2015.pdf

** Studio sulla violenza alle donne “Multi_countray Study on Women’s Health anda domestic
violence against women” – WHO (OMS) 2005 – ricerca di psicologia di comunità.ppt