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Frutto dell’incontro fra Selene Magnolia – professionista di fotografia documentaria – l’équipe e le donne accolte nel progetto di accoglienza per Donne Richiedenti Asilo del Centro Donna Giustizia, l’esposizione è il risultato di un progetto fotografico il cui obiettivo è stimolare una riflessione portando un contributo visuale al tema della RESILIENZA: le risorse che ogni donna mette in campo per affrontare e superare eventi traumatici, per assorbire il colpo senza rompersi attraverso la solidarietà.
L’esposizione vuole proporre un’idea diversa del concetto di integrazione, dando una forma, un’immagine, all’idea di autodeterminazione delle donne migranti a partire da sé.
Essa si realizza nell’ambito del progetto regionale “GenerAzioni: percorsi di empowerment contro discriminazioni e violenza” coordinato dal Centro Donna Giustizia con il contributo della Regione Emilia-Romagna.
Fotografie e cura di Selene Magnolia > https://seleneenamagnolia.com/

Durata esposizione > dall’11 al 25 maggio 2019

Luogo esposizione > Wunderkammer, PT di Palazzo Savonuzzi, Via Darsena, 57 – Ferrara

Giorni e orari di apertura esposizione a entrata libera>
Domenica 12/05 dalle 10 alle 13
Lunedì 13/05 e 20/05 dalle 14:00 alle 17:00
Mercoledì 15/05 e 22/05 dalle 14:00 alle 17:00
Giovedì 16/05 e 23/05 dalle 19:00 alle 23:00 in concomitanza con gli aperitivi musicali di “Un Fiume di Musica”.

Per ulteriori informazioni o curiosità potete scrivere al Centro Donna Giustizia tramite l’indirizzo mail info@olas.it o inviare un messaggio sulla pagina Facebook Centro Donna Ferrara

#MOZIONERESPINTA!

La mozione sulle iniziative per il sostegno alla maternità e alla prevenzione delle condizioni che portano all’aborto presentata il 10 ottobre 2018 al Consiglio Comunale di Ferrara dall’esponente di Fratelli d’Italia, ha l’intento di mettere strumentalmente in discussione i diritti delle donne e le libertà conquistate, mascherandosi da “tutela degli indifesi”.

Ci opponiamo a misure che non riconoscono l’autodeterminazione delle donne ottenuta tramite lotte per non morire di aborto clandestino, per rivendicare la libertà di scelta e una genitorialità consapevole.

L’ondata sessista e oscurantista non ha colpito solo Ferrara, ma molte altre città d’Italia con mozioni antiabortiste, a partire da Verona che il 30 marzo 2019 sarà sede del World Congress of Families, il raduno mondiale di organizzazioni che si oppongono apertamente ai diritti delle donne e delle persone LGBTQI+.

La mozione presentata dal capogruppo del partito Fratelli d’Italia non pone le donne e la loro autodeterminazione al centro del dibattito. Con atteggiamento paternalistico le rende soggetti passivi e inconsapevoli, nel tentantivo di dissuaderle dal ricorso all’aborto, ma non promuovendo politiche volte a rimuovere le cause reali che portano alle gravidanze indesiderate. Essa sostiene dati sull’aborto fallaci e non supportati, che vanno in netta controtendenzarispetto a quelli ufficiali pubblicati dal Ministero della Salute e della Regione Emilia Romagna che dicono chiaramente che l’aborto volontario sia in realtà in costante riduzione.

La legge 194, pur con le sue criticità, rappresenta ancora oggi l’unico strumento di contrasto all’aborto clandestino fornendo una tutela legale e sanitaria alle donne che scelgono liberamente di non portare a termine gravidanze indesiderate.

Con la 194 le donne hanno smesso di morire d’aborto e l’aborto ha smesso di essere una questione privata per diventare una questione sociale di cui lo Stato deve farsi carico.

Quando si mette in discussione l’efficacia della legge sull’aborto non si può non affrontare la criticità che l’obiezione di coscienza rappresenta nella sanità pubblica, la cui altissima percentuale in Italia ha conseguenze dirette sia sulle donne che sui medici non-obiettori.

Obiezione di coscienza che in molti casi viene estesa impropriamente alla pillola del giorno dopo equiparandola ad una pillola abortiva, creando un’informazione scorretta e ritardandone l’assunzione con conseguente rischio di inefficacia che si traduce con il rischio di una gravidanza indesiderata.

Non dimentichiamo che già oggi associazioni che “sostengono” la maternità hanno spazio all’interno dei consultori e condizionano la scelta delle donne con atteggiamenti di colpevolizzazione di coloro che decidono di non portare a termine una gravidanza.

Per questo riteniamo che i consultori debbano essere potenziati anziché ridimensionati, affinché tornino a rivestire il ruolo di spazi pubblici e laici, fondamentali nella lotta femminista alla disuguaglianza e nell’affermazione della dignità e libertà delle donne.

Riteniamo necessario interrogarsi sulle reali difficoltà politiche ed economiche che i consultori si trovano ad affrontare quotidianamente nel supporto alle donne, che non possono essere risolte dall’esternalizzazione dei servizi ad associazioni o enti privati non meglio specificati.

Rivendichiamo il ruolo di promozione e prevenzione dei servizi socio-sanitari che si dovrebbe concretizzare nell’ampliamento e miglioramento della rete dei consultori, nell’educazione laica alla sessualità consapevole libera da stereotipi di genere, e nella gratuità della contraccezione, efficace e sicura per tutt* a prescindere dal sesso, dall’età e dalle condizioni socio-economiche.

Rivendichiamo che la prevenzione delle gravidanze indesiderate non sia una responsabilità esclusivamente a carico delle donne!

Non si può non parlare del calo nell’uso del preservativo da parte degli uomini e la loro mancata piena responsabilizzazione in materia di salute sessuale e riproduttiva, delegata completamente alle donne, con conseguenze inoltre sulla preoccupante diffusione di malattie sessualmente trasmissibili anche tra i più giovani.

La “tutela degli indifesi”, così come definita nella mozione, non può prescindere da serie politiche che mettano in discussione le reali origini della disparità di genere e che riconoscano il diritto all’autodeterminazione e alla scelta delle donne.

La gravidanza è una scelta, non un obbligo!

Rivendichiamo politiche a sostegno della genitorialità libera e consapevole, politiche per il pieno accesso all’educazione sessuale e alla contraccezione gratuita per tutt*, l’accesso paritario al mercato del lavoro, il diritto ad una retribuzione pari a quella maschile affinché le donne non debbano rinunciare al lavoro in nome della maternità e del ruolo di cura socialmente imposto.

Ci opponiamo alle politiche repressive a partire dalle mozioni antiabortiste fino al disegno di legge Pillon ritenendole mere azioni politiche strumentali e inemendabili.

Centro Donna Giustizia

Udi Ferrara

Cgil Ferrara

Arcilesbica Ferrara

Arcigay Ferrara

Non Una di Meno Ferrara

Scarica il testo #MOZIONE RESPINTA 

Quest’anno il Centro Donna Giustizia ha dato vita a un’iniziativa che permette a tutti gli esercizi commerciali del territorio di sostenere i progetti e le attività del centro antiviolenza di Ferrara.

L’iniziativa “questo esercizio è contro la violenza alle donne” è stata pensata in occasione del 25 Novembre Giornata Internazionale contro la violenza alle donne e permette a tutti gli esercizi commerciali di Ferrara e Provincia, “sensibili” al tema,  di donare il 5% del ricavato delle giornate del 24 e 25 Novembre al Centro Donna Giustizia per le azioni concrete di sostegno e supporto a donne e minori che subiscono violenza.

Il Centro Donna Giustizia si impegna a rendere visibile l’utilizzo di ogni singola donazione.

Per aderire all’iniziativa e per informazioni:

centro@donnagiustizia.it

0532 – 247440

NUOVI BANDI  DI SERVIZIO CIVILE NAZIONALE 2018

Scadenza: 28/09/2018 – Ore 23:59

HAI TRA I 18 E I 28 ANNI (non superati)?

SEI:

– cittadino italiano o appartenente ad un altro paese dell’Unione Europea;

– cittadino non comunitario regolarmente soggiornante;

VUOI DEDICARE UN ANNO DELLA TUA VITA AD UN PROGETTO DI SOLIDARIETA’ SOCIALE ED AVERE UN PICCOLO RICONOSCIMENTO ECONOMICO?

CANDIDATI PER PARTECIPARE ALLE SELEZIONI!!

Numero di progetti: 2

Numero totale di posti: 6

BANDO “A”

Progetto “Uscire dalla violenza: dialoghi, percorsi e confronti”

Ente proponente il progetto: Centro Donna Giustizia

Scarica la Scheda di sintesi e il Progetto “Uscire dalla violenza: dialoghi, percorsi e confronti”

Settore di intervento:  ASSISTENZA A DONNE CON MINORI A CARICO E DONNE IN DIFFICOLTA’
Area di intervento: A11

Numero di posti: 3

Sede di attuazione:

Centro Donna Giustizia, Via Terranuova 12/b – Ferrara

 

BANDO “B”

Progetto  “Accoglienze”

Enti proponenti il progetto: Centro Donna Giustizia, Amici della Caritas e Associazione Nadiya.

Scarica la Scheda di sintesi e il Progetto “Accoglienze

Settore di intervento: ASSISTENZA A DONNE CON MINORI A CARICO E DONNE IN DIFFICOLTA’
Area di intervento: A11

                                                                                                            Numero di posti: 3

Sede di attuazione:
Centro Donna Giustizia, via Terranuova 12/b – Ferrara

 E’  POSSIBILE PRESENTARE UNA SOLA DOMANDA DI PARTECIPAZIONE PER UN UNICO PROGETTO, PENA L’ESCLUSIONE DALLA PARTECIPAZIONE ALLA SELEZIONE.

Qui puoi scaricare la domanda (allegato 3), la dichiarazione titoli (allegato 4) e l’informativa privacy (allegato 5) da compilare per poter partecipare alla selezione.

La domanda di partecipazione deve essere indirizzata direttamente all’ente che realizza il progetto prescelto esclusivamente secondo le seguenti modalità:

a mezzo raccomandata A/R, Posta Elettronica Certificata (PEC) di cui è titolare l’interessato o consegnata a mano (in caso di consegna della domanda a mano il termine è fissato alle ore 18.00 del 28 settembre 2018).

Per la consegna a mano delle domande il Centro Donna Giustizia sarà aperto  dal Lunedì al Venerdì dalle 9.00 alle 16.00

Per maggiori informazioni consulta il sito  del Copresc

www.coprescferrara.it

Consulta qui il Volantino Bando SC 2018 per conoscere i progetti attivi sul territorio di Ferrara!

La legge annuale per il mercato e la concorrenza (Legge n. 124 del 4 agosto 2017) (http://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2017/08/14/17G00140/sg) all’art.1 dal comma 125 al 127 stabilisce che  entro il 28 febbraio di ogni anno (a partire dal 28 febbraio 2018) le associazioni le Onlus e le fondazioni che intrattengono rapporti economici con le pubbliche amministrazioni dovranno pubblicare le informazioni relative a sovvenzioni‚ contributi‚ incarichi retribuiti e comunque a vantaggi economici di qualunque genere di importo pari o superiore a 10.000 euro‚ ricevuti dalle medesime pubbliche amministrazioni nel corso dell’anno precedente. 

Il Centro Donna Giustizia nell’anno 2017 ha ricevuto contributi pubblici dalle pubbliche amministrazioni  per un totale di

E’ possibile visionare i contributi pubblici ricevuti  nell’annualità cliccando sul link sottostante

Contributi Pubblici 2017

Giovedì 22 febbraio 2018

NON UCCIDE IL ‘RAPTUS’ MA LA VIOLENZA MASCHILE

Il Coordinamento dei centri antiviolenza dell’Emilia-Romagna registra il primo tentato femicidio in regione

A Castell’Arquato, Piacenza, un uomo, Aldo Silva, 62 anni, ha tentato di uccidere la moglie, Vilma Pighi, 58 anni, e il figlio 23enne. Dopo aver infierito sui familiari, l’uomo ha ucciso il cane di famiglia e ha tentato il suicidio. Adesso l’uomo è agli arresti e la moglie e il figlio sono ricoverati in gravissime condizioni.

I giornali parlano di ‘raptus’, ma chi lavora da anni per contrastare il fenomeno della violenza maschile sulle donne riconosce quello che ha tutti i tratti di un ennesimo tentato femicidio in regione. Lo scenario è il solito: l’uomo si accanisce con violenza contro la moglie e il figlio, vittima collaterale del femicidio, fa piazza pulita intorno a sé uccidendo anche il proprio animale domestico e dopo tenta il suicidio. Dietro quelli che vengono definiti ‘raptus’ dai media si nascondono, molto spesso, storie di violenza sulle donne che durano da anni e che vedono l’apice nell’atto di violenza estrema: il femicidio.

Il Coordinamento dei centri antiviolenza dell’Emilia-Romagna registra quindi il primo tentato femicidio del 2018 in Emilia-Romagna e invita i media a narrare correttamente il fenomeno della violenza maschile sulle donne.

Non è il ‘raptus’ che scatena la violenza, non sono i ‘problemi psichici’ alla base delle storie di femicidio, ma una cultura millenaria di oppressione e sopraffazione maschile sulle donne. Le parole sono importanti perché individuare gli atti di violenza maschile sulle donne per quelli che sono, femicidi o tentati femicidi, contribuisce a riconoscere la portata del fenomeno ed evita narrazioni giustificatorie che di fatto legittimano o normalizzano la violenza sulle donne.

Scarica qui il file PDF Comunicato Coordinamento centri antiv ER